Page 97 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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suocero e della suocera e della antisuocera sua, come racconta Diodoro,
chiamandole co' nomi de' Greci, che ancora non erano, Giove, Giunone et
Ope. Da le quali statue appresero per avventura i Caldei a fare le imagini
de' loro Dii; poiché 150 anni dopo Rachel nel fuggire di Mesopotamia

insieme con Jacob suo marito furò gl'idoli di Laban suo padre, come
apertamente racconta il Genesi.

Né forono, però, soli i Caldei a fare sculture e pitture; ma le fecero ancora
gli Egizzii, esercitandosi in queste arti con tanto studio, quanto mostra il
sepolcro maraviglioso dello antichissimo re Simandio largamente descritto
da Diodoro; e quanto arguisce il severo comandamento fatto da Mosè nello

uscire de l'Egitto, cioè che sotto pena della morte non si facessero a Dio
imagini alcune. Costui, nello scendere di sul monte, avendo trovato
fabricato il vitello dell'oro et adorato solennemente dalle sue genti,
turbatosi gravemente di vedere concessi i divini onori all'immagine d'una

bestia, non solamente lo ruppe e ridusse in polvere, ma per punizione di
cotanto errore, fece uccidere da' Leviti molte migliaia degli scellerati
figliuoli d'Israel che avevano commessa quella idolatria. Ma perché non il
lavorare le statue, ma l'adorarle era peccato sceleratissimo, si legge

nell'Esodo, che l'arte del disegno e delle statue, non solamente di marmo,
ma di tutte le sorte di metallo, fu donata per bocca di Dio a Beseleel della
tribù di Iuda, et ad Oliab della tribù di Dan, che furono que' che fecero i
due cherubini d'oro e' candellieri, e 'l velo e le fimbrie delle vesti

sacerdotali, e tante altre bellissime cose di getto nel Tabernacolo, non per
altro, che per indurvi le genti a contemplarle et adorarle.

Dalle cose, dunque, vedute innanzi al Diluvio, la superbia degli uomini
trovò il modo di fare le statue di coloro che al mondo volsero che
restassero per fama immortali; et i Greci, che diversamente ragionano di
questa origine, dicono che gli Etiopi trovarono le prime statue, secondo

Diodoro, e gli Egizzii le presono da loro, e da questi i Greci, poi che insino
a' tempi d'Omero si vede essere stato perfetta la scultura e la pittura,
come fa fede nel ragionar dello scudo d'Achille quel divino poeta, che, con

tutta l'arte, piuttosto scolpito e dipinto che scritto ce lo dimostra. Lattanzio
Firmiano, favoleggiando, le concede a Prometeo, il quale, a similitudine del
grande Dio, formò l'immagine umana di loto, e da lui l'arte delle statue
afferma essere venuta. Ma, secondo che scrive Plinio, quest'arte venne in
Egitto da Gige Lidio, il quale, essendo al fuoco e l'ombra di se medesimo

riguardando, subito, con un carbone in mano, contornò se stesso nel muro;
e da quella età, per un tempo, le sole linee si costumò mettere in opera
senza corpi di colore, sì come afferma il medesimo Plinio; la qual cosa da

Filocle Egizzio con più fatica, e similmente da Cleante et Ardice Corintio e
da Telefane Sicionio fu ritrovata.
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