Page 995 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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molte opere e si sapesse certo quello che si sapeva del grande ingegno suo
in quel mestiero; e se ne tenne molto più conto e maggiore stima, che
prima non si era fatto.

E per questa cagione Lorenzo Pucci cardinale Santiquattro, avendo preso
alla Trinità, convento de' frati calavresi e franciosi che vestono l'abito di
San Francesco di Paula, una cappella a man manca allato alla cappella

maggiore, la allogò a Perino, acciò che in fresco vi dipignesse la vita della
Nostra Donna. La quale cominciata da lui, finì tutta la volta et una facciata
sotto un arco; e così fuor di quella, sopra un arco della cappella, fece due
Profeti grandi di quattro braccia e mezzo, figurando Isaia e Daniel, i quali

nella grandezza loro mostrano quell'arte e bontà di disegno e vaghezza di
colore, che può perfettamente mostrare una pittura fatta da artefice
grande. Come apertamente vedrà chi considererà lo Esaia, che mentre
legge si conosce la maninconia che rende in sé lo studio et il desiderio

nella novità del leggere, perché affisato lo sguardo a un libro, con una
mano alla testa mostra come l'uomo sta qualche volta quando egli studia.
Similmente il Daniel immoto alza la testa alle contemplazioni celesti, per
isnodare i dubbi a' suoi popoli. Sono, nel mezzo di questi, due putti che

tengono l'arme del cardinale, con bella foggia di scudo, i quali oltre l'esser
dipinti che paion di carne, mostrano ancor esser di rilievo. Sono sotto
spartite nella volta quattro storie, dividendole la crocera, cioè gli spigoli
delle volte. Nella prima è la concezzione di essa Nostra Donna; nella

seconda è la natività sua; nella terza è quando ella saglie i gradi del
tempio; e nella quarta quando San Giuseppo la sposa. In una faccia,
quanto tiene l'arco della volta, è la sua visitazione, nella quale sono molte
belle figure, e massimamente alcune che son salite in su certi basamenti;

che, per veder meglio le cerimonie di quelle donne, stanno con prontezza
molto naturale; oltraché i casamenti e l'altre figure hanno del buono e del
bello in ogni loro atto. Non seguitò più giù, venendoli male; e guarito
cominciò, l'anno 1523, la peste, la quale fu di sì fatta sorte in Roma, che se

egli volle campar la vita, gli convenne far proposito partirsi. Era in questo
tempo in detta città il Piloto orefice, amicissimo e molto familiare di Perino,
il quale aveva volontà partirsi; e così desinando una mattina insieme,
persuase Perino ad allontanarsi e venire a Fiorenza, atteso che egli era

molti anni che egli non ci era stato, e che non sarebbe se non grandissimo
onor suo farsi conoscere e lasciare in quella qualche segno della eccellenza
sua. Et ancora che Andrea de' Ceri e la moglie che l'avevano allevato
fussino morti, nondimeno egli, come nato in quel paese, ancor che non ci

avesse niente, ci aveva amore. Onde non passò molto che egli et il Piloto
una mattina partirono, et in verso Fiorenza ne vennero. Et arrivati in
quella, ebbe grandissimo piacere riveder le cose vecchie dipinte da' maestri
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